Orgoglio Piacenza

Paolo
Ghirelli

Guida culturale per
National Geographic Expeditions

Chi sono

Una data divide la sua vita in due parti ben distinte, almeno sotto il profilo del suo modo di pensare: il Settembre 1987.
Partito con una piccola spedizione scientifica e alpinistica per il Ladakh, una regione himalayana che fa parte dell'India, come responsabile della raccolta di campioni di roccia nell’ambito di un progetto nato nel Museo Geologico “Cortesi” di Castell'Arquato.
Un viaggio avventuroso, problematico, ricco di incognite e, soprattutto, entusiasmante che entra dentro di lui sino a cambiarlo.
C'è un motto, nato in India, che suona così: “non puoi percorrere il sentiero senza diventare il sentiero stesso”. Ed è vero: quindi, decide di diventare sentiero… e di fare, del viaggiare, il suo modo di esistere, il suo lavoro.
E’ guida culturale o, come recita la definizione di chi gli assegna i viaggi – un “expert on tour” per National Geographic Expeditions, che in Italia è rappresentata da KEL 12 (la prima compagnia in Europa a fare da portabandiera a questo marchio prestigioso nel mondo dei viaggi culturali).
Nella sua visione, il viaggio, per essere vero un percorso, non può essere solo uno spostamento nello spazio, ma deve lasciare qualcosa, un arricchimento, una consapevolezza che resteranno parte di chi lo vive. Che sia una meta vicina, oppure lontanissima, nel suo lavoro fornisce una chiave di lettura ai compagni di viaggio, li aiuta nella comprensione di un paese e dona esperienze.
Adora raccontare, e ci parla, ad esempio, della foresta della Papua Nuova Guinea, così remota e selvaggia da essere stata ritenuta, sino a un secolo fa, completamente disabitata, lassù, a sfiorare i duemila metri di quota, in una terra ancor oggi senza strade, solo atterrando su prati lunghi come un campo da calcio, quando ci sono.
Approcciarsi a persone con culture molto diverse dalla nostra, condividere la giornata con gli abitanti del luogo, che sono, da un punto di vista prettamente tecnologico, all’età della pietra, ma che, da un punto di vista della capacità di adattamento all’ambiente e di mera sopravvivenza, sono nostri contemporanei o, addirittura, ancora più avanzati di noi, lascia consapevolezze inattese.
Insomma, viaggiare, per ritornare a casa, ma diversi: da qualche parte, nel mondo, c’è ora un posto che puoi chiamare “amico”, perché fa parte di te, e lo sei andato a cercare.

Perché Piacenza

Piacenza è ciò che considero all’estremità della catena dell’ancora, ovvero l’ancora stessa.
Se vengo portato dalle correnti o dal vento, dalla mia volontà o dalle richieste del mio lavoro, so che all’estremità della catena c’è Castell’Arquato, dove abito.
La casa che ho scelto, nel pieno di un borgo medioevale, è l’estremizzazione di ciò che questa provincia mi dà: la possibilità vivere a contatto con le persone, in un luogo che sento mio perché, forse, un po' mi assomiglia. Infatti, il bello di Castell’Arquato è che non è regolare. Nulla di scontato troverete sui suoi muri, geografie di tempi remoti disegnata da mattoni scompagnati, pietre sbozzate da mani scomparse da secoli, travi quasi fossili e i colori dorati dell’arenaria, porte e finestre aperte e poi chiuse, chissà quando, e per chi mai.
Ogni vicolo pare racconti la sua storia, nelle sue curve lente, i suoi spigoli, le sue ombre nei portoni: e ciascuno ha i suoi rumori, i suoi richiami.

Passioni

La prima passione è mio lavoro, che mi permette di vivere guardando al mondo con gli occhi e le esperienze degli altri.
L’altra grande passione sono i libri, storie di luoghi e di uomini che completano le mie conoscenze: ho sempre bisogni di chi mi ha preceduto nei vari paesi, li ha vissuti, li ha percorsi, e magari li ha amati: senza di loro, che ritengo miei compagni di strada, il viaggio stesso per me varrebbe la metà.
Il viaggio è anche nel tempo: mi piace credere che, così, nulla vada perduto, ma che ancor oggi lungo il sentiero si ritrovino i messaggi, le passioni, le storie di coloro che prima di noi qui, o altrove, hanno camminato nella vita. Ognuno trova il proprio modo di conoscere se stesso: per me è viaggiare, che comincia fra le pagine e va avanti fino a quando si desidera quello che c’è all’orizzonte.

Cosa vorrei raccontare di Piacenza

La zona della val d’Arda nasconde luoghi meravigliosi come Vigoleno, Veleia, Chiaravalle della Colomba e, soprattutto, Castell’Arquato.
Luoghi sospesi, spesso in una dimensione assolutamente di pace, che raccontano la storia e le storie.
Castell'Arquato è fatta per i passi, per seguire le curve e insieme vedere una nuova scena che si apre, e che magari ti sorprende con una improvvisa apertura sul cielo e l'orizzonte, oppure con una macchia di verde, o una piazzetta che sembrava improbabile.
Amo raccontare questo magnifico borgo medioevale attraverso i tanti particolari da ammirare.
La Collegiata con i meravigliosi capitelli del XII secolo, che raccontano storie spesso a noi oscure, e le sue vicissitudini architettoniche molto particolari, il bellissimo Mastio della Rocca viscontea, che da stampe antiche appariva svettante fra scogliere di arenaria e vegetazione incolta, i vicoli che permettono percorsi a premi con aperture stupende su panorami di verdi vastità o di armonie monumentali. C’è il silenzio della chiesa di San Pietro con il monumento funebre dedicato a Sforza Sforza, un uomo che fu guerriero per 31 anni, per un signore, un papa o un imperatore, ovunque in Italia ed Europa ci fosse una guerra da combattere, sino a Lepanto, alla testa dei Piacentini. Proseguendo verso il basso, si può rimirare un piccolo gioiello ingegneristico del passato: la Fontana di Monteguzzo, realizzata nel 1292, alle spalle della quale un insospettato labirinto di cunicoli scavati nell’arenaria e sfrutta la porosità della pietra stessa per filtrare e portare acqua pulita al borgo. E il resto…non ve lo racconto, venite a trovarlo voi stessi, vale la pena.

Riferimenti

www.kel12.com