Orgoglio Piacenza
Direttrice di Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi
Ferrarese di nascita, cresce a Milano dove frequenta le scuole fino al liceo. Si laurea in storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Firenze e, successivamente, ottiene il Dottorato presso l’Università di Roma La Sapienza, occupandosi prevalentemente di arte ottocentesca o dei primi del 900. Torna a vivere a Milano dove, per diciannove anni, lavora come Conservatrice al Museo Bagatti Valsecchi di Milano e, come docente, presso l’Istituto Marangoni. Nel 2022 diventa direttrice della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza. Ha pubblicato saggi, sempre legati all’arte in particolare d’ambito milanese e lombardo, e collaborato a mostre e iniziative di ricerca in Italia e all’estero.
Piacenza è una città che mi ha accolto ottimamente e che mi ha fatto sentire sostenuta nelle attività della Galleria Ricci Oddi. Una cittadina di dimensioni ridotte, quanto se paragonata a Milano, ma proprio per questo poco ingessata e facile nella costruzione di rapporti.
Ovviamente la passione principe è la storia dell’arte e l’arte tout court, che mi ha sempre guidato in quello che considero un privilegio, ancora prima che un lavoro: la possibilità di condividere e trasmettere il piacere per il bello e l’estetica. Adoro leggere, cosa che faccio in maniera accanita, quasi compulsiva. Amo viaggiare e camminare.
Il luogo che consiglio è, ovviamente la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi: un luogo straordinario, sia perché è una delle più importanti raccolte di arte tra Otto e Novecento d'Italia, sia bellezza e qualità dell’architettura della Galleria stessa. Un connubio fuori dall’ordinario che, tipicamente, genera nei visitatori un senso positivo di sorpresa. Una collezione speciale in un luogo assolutamente speciale. Passeggiare nella pinacoteca, guidati dalla naturale voglia di scoprire le opere emblematiche della collezione, come “La colazione del mattino” di Amedeo Bocchi o il “Ritratto all’aria aperta” di Giacomo Grosso o ancora il “Ritratto di signora” di Gustav Klimt, apre alla rivelazione di opere forse meno conosciute ma di indubbiamente ricche di fascino. Una delle mie preferite è “Quiete” di Felice Carena. L’opera rappresenta, in una maniera molto efficace, questo senso di paradiso perduto che l’uomo moderno sperimenta quando è a contatto con la natura. Vivere il territorio urbano ha significato smarrire il rapporto con il paesaggio. Una dicotomia irreversibile che fa parte della modernità e che mette l’uomo moderno in una condizione di continua nostalgia e di continuo dissidio tra i vantaggi della città e la mancanza di dimensione naturale. In questo dipinto l’artista dipinge una natura bella, generosa, quieta e dove il nudo è senza vergogna, con grande maestria, ovvero senza le tante parole che sto utilizzando ma, semplicemente, mostrando immagini.
www.riccioddi.it
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